Recensione di "Dickinson Unbound"

Dickinson Unbound (http://www.amazon.com/Dickinson-Unbound-Paper-Process-Poetics/dp/019985808X/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1336752021&sr=8-1) è un libro della professoressa inglese Alexandra Socarides ( sorella minore della mia defunta moglie, Daphne Socarides Stolorow, morta il 23 febbraio 1991, su come Emily Dickinson ha fatto le sue poesie, cioè "i suoi metodi e processi di scrittura attuali, letterali e fisici" (p.4) e il rapporto tra il modo in cui li ha fatti e le poesie stesse.

Come psicoanalista e filosofo si preoccupavano sia personalmente che professionalmente di cogliere l'esperienza della perdita e del dolore traumatico (si veda, ad esempio, http://www.psychologytoday.com/blog/feeling-relating-existing/201110/trauma-and-the -il tempo di clessidra), ho trovato particolarmente interessante il capitolo sulla poesia elegiaca di Dickinson. L'esplicitazione di Socaride della relazione tra il metodo compositivo di Dickinson e la sua poesia è particolarmente illuminante. Socarides scrive:

"[B] scrivendo poesie sulla morte e cucendole [letteralmente] l'una con l'altra, Dickinson indaga sull'incapacità della poesia di rappresentare la complicata natura della perdita che esiste ai limiti della comprensione [e] sfida la promessa di consolazione che l'elegia [tradizionale] mira ad evocare …. Dickinson usa la struttura [di fermarsi di nuovo] dei fascicoli [libri manoscritti] per espandere radicalmente il tempo e lo spazio, per produrre ripetizioni con una differenza, per ritornare all'inevitabile e per garantire che la consolazione stessa … resti impossibile. Nell'atto di cucire insieme fogli su cui ha approfondito esperienze multiple e spesso conflittuali con la morte, Dickinson permette alle sue poesie di essere saturate proprio nelle questioni di rottura, connessione e finalità che la forma fascicola impiega e distrugge "(p. 80).

Nel capitolo, Socarides dimostra in modo magistrale come lo stile compositivo e la struttura dei manoscritti elegiaci di Dickinson rivelino ripetutamente come i traumi della morte e della perdita distruggono il proprio mondo emotivo e distruggono in maniera massiccia la propria esperienza ordinaria del tempo come un dispiegarsi lineare verso un'apertura futuro. Come dice Socaride, lo spettro della morte "fa sì che il tempo stesso si compia, quindi precludendo la possibilità di chiusura e consolazione …" (p 98). Sia Dickinson che Socarides afferrano la temporalità traumatica come un tornante senza fine a un'esperienza di traumatizzazione.

Copyright Robert Stolorow