La religione è colpa degli atei, dice lo studio

Il successo della religione può essere colpa dei non credenti (o, se lo guardi al contrario, grazie a Dio per gli atei!). Almeno questa è un'interpretazione di un recente studio di simulazione sociale basato sull'individuo condotto da James Dow all'università di Oakland a Rochester, nel Michigan, e pubblicato in un recente numero del Journal of Artificial Societies and Social Simulation (volume 11, n. 2 2).

Dow ha costruito un programma di simulazione (opportunamente chiamato evogode) che ha esplorato la questione di come la religione – cioè un sistema basato sul passaggio di informazioni false o non verificabili sul mondo – possa diffondersi in una società. Ci sono, naturalmente, molte teorie sull'evoluzione della religione, che si dividono in due ampie categorie: o la religione è in qualche modo vantaggiosa ed è quindi il risultato della selezione naturale, oppure è un sottoprodotto di altre caratteristiche del cervello umano e sociale organizzazione. La prima possibilità si presenta in due gusti principali: il vantaggio potrebbe essere attribuito agli individui religiosi (selezione naturale standard a livello individuale) o ai gruppi (invocando il meccanismo più controverso della selezione di gruppo). Lo studio di Dow esplora la possibilità che la credenza religiosa si diffonda a causa di un vantaggio individuale di qualche tipo.

Il primo risultato interessante delle simulazioni è che sotto la maggior parte degli scenari testati la religione in realtà non sopravvive! Questo è presumibilmente perché c'è un costo ovvio (in termini di pura idoneità darwiniana) all'acquisto di idee fantasiose su come funziona il mondo. Com'è possibile, quindi, che praticamente ogni società umana abbia ottenuto il virus religioso? Il risultato più sorprendente dello studio di Dow è che la religione si diffonde solo se le persone non religiose lo aiutano sostenendo i religiosi! Com'è possibile?

La struttura della simulazione non è stata progettata per affrontare la questione di quale meccanismo potrebbe indurre le persone non religiose ad aiutare quelle religiose, ma alcune possibilità sono state comunque suggerite. Secondo Dow, "se una persona è disposta a sacrificarsi per un dio astratto, le persone si sentono disposte a sacrificarsi per la comunità" (il cosiddetto effetto "greenbeard"). Questa è una versione sociale di un'idea evolutiva ben consolidata conosciuta come il "principio dell'handicap", dove i maschi che possono sfoggiare attributi inutili e costosi (siano esse piume di pavone o auto sportive Ferrari) hanno maggiori probabilità di attirare le femmine perché stanno inviando il segnale indiretto che i loro geni sono così buoni da poter sprecare energia e risorse solo per compiacere la femmina. Cerca di indurre la femmina a immaginare che tipo di figli potrebbero essere in grado di produrre se solo la femmina acconsentisse a …

Per quanto bizzarro e irrazionale possa sembrare questo tipo di scenario, esistono prove empiriche indipendenti, ad esempio da studi sui kibbutzim israeliani, che le persone religiose tendono a ricevere più assistenza di quelle meno religiose dal resto della comunità, forse perché ispirare fiducia. Ironia della sorte, naturalmente, questa fiducia ha origine non perché i religiosi forniscano informazioni più veritiere sul mondo, ma proprio perché dimostrano un alto grado di impegno nel fornire informazioni non verificabili! Umani, devi amarli.