Ritirarsi dalla ricerca della felicità

Lascia che venga da te.

David B. Seaburn/Maine Beach

Fonte: David B. Seaburn / Maine Beach

Patricia Hampl ha recentemente scritto un articolo sul Sunday New York Times intitolato “Scrap Your To-Do List”. Ha commentato che nella frase “vita, libertà e ricerca della felicità“, l’unica parola che è veramente americana è “ricerca” . “Quando ho letto questo, ho riso con riconoscimento. Non mi ero reso conto di quanto ero stato patriottico tutta la mia vita da adulto. Devo aggiungere che non sono un tipo: una persona, non una che non può sedersi e rilassarsi; Non sono una persona che deve sempre fare qualcosa. Mia moglie può confermarlo. Ma sono una persona che mi sta misurando sempre, valutando sempre me stesso, cercando sempre qualcosa di più che rafforzi il mio senso di realizzazione (leggi: valore). E appena al di sotto della superficie di quella costante ricerca del prossimo “qualunque” è la credenza, no, in realtà la speranza che troverò la felicità come se la felicità fosse un animale selvatico che dovevo inseguire e catturare. E messo in una gabbia, suppongo.

Quando mi sento felice, però, raramente è collegato a qualcosa che sto perseguendo. È più serendipito di quello. Più libero di quello. Non mi sembra mai di aver finalmente catturato qualcosa, invece, mi sembra di aver finalmente sentito qualcosa che era sempre lì. Come scrittore, questo può accadere quando ho scritto una buona frase. Come un nonno può accadere quando ascolto le nostre nipotine essere stupide nel cortile sul retro, a rotolare e ridere e inventare canzoni o barzellette; oppure può accadere quando il nostro nipotino di sei mesi mi guarda e sorride con riconoscenza, e sorrido con affetto.

Per anni ho cercato di aprirmi alla felicità attraverso la meditazione, lo yoga e la scrittura. Anche mentre pratico queste discipline, so che posso facilmente trasformarle in auto da corsa di Formula 1 alla ricerca del traguardo della felicità, quando ciò che voglio è lasciare che la felicità accada, allungare le mani per sentirlo, aprire i miei occhi per vederlo, fare respiri profondi per annusarlo e assaggiarlo, girare la testa per ascoltarlo, e in questi modi ritirarsi dalla ricerca della felicità.

In soli quattro giorni io e mia moglie partiremo per le nostre vacanze sulla costa meridionale del Maine. Ci siamo recati per la prima volta nel 1975, quando eravamo sposati da soli tre anni e non avevamo ancora figli. Da allora siamo tornati più di trentacinque volte. Quando andremo quest’anno, le nostre due figlie, i loro mariti e i nostri tre nipoti ci accompagneranno. Ricordo che in quei primi anni in cui iniziavo a lavorare professionalmente, mi alzavo in piedi e pensavo al prossimo anno ea quello che speravo di realizzare. Negli ultimi anni, quando mi sono trovato in quelle stesse onde, mi sono concentrato meno sul realizzare qualsiasi cosa e più sulle onde stesse, su come si arricciano e ruggiscono e si precipitano a riva, spingendomi avanti e indietro; come i miei piedi scompaiono nella sabbia mentre l’acqua si allontana in bolle bollenti, lasciando scie di marea e felicità nella sua scia.