Stiamo dimenticando come parlare?

A vicenda, cioè: che cosa sta facendo la morte della conversazione alle nostre menti?

Come puoi dire quando una civiltà sta collassando?

Oltre all’ovvio – sparatorie di massa, diciamo – un segno potrebbe essere la nostra declinante disponibilità a dialogare tra loro in tempo reale?

La conversazione – che gli scienziati definiscono deliberata “svolta” tra i suoni comunicativi – è così primordiale che anche altre specie lo fanno: dagli scriccioli ai topi agli elefanti.

Gli studi rivelano che due esseri umani che conversano raggiungono la “sincronia neuronale” mentre i loro ritmi cerebrali iniziano a coincidere. I dialoghi genitori-figli contrassegnati da frequenti turn-turn rafforzano le competenze linguistiche dei bambini. I pazienti che parlano con infermieri durante l’intervento mostrano meno dolore e ansia rispetto a quelli che non lo fanno. E, nel complesso, le buone conversazioni sono legate a una maggiore felicità.

I nostri antenati usavano la conversazione – una versione avanzata di canini per l’inguine – per condividere informazioni ma anche per valutare potenziali amici e nemici. Le loro domande e risposte hanno testato il campo minato che è coesistenza.

La conversazione è uno strumento con il quale riveliamo versioni autenticate, ma anche calcolate, filtrate di noi stessi – la cui creazione è anch’essa un dato cruciale. Le conversazioni dichiarano casi e creano spazio sicuro. Conversando, ci consoliamo.

O potrebbe .

La tecnologia ci vince il silenzio eterno. Forse borbottiamo grazie agli impiegati e mi dispiace scimmiottare gli sconosciuti, ma le generazioni crescono dialoghi di battute. Noi che ricordiamo la conversazione celebriamo spesso la sua morte, perché nonostante sia primordiale, può essere difficile.

Introversi come me dovrebbero celebrare la sua morte. Eppure la nostra separazione endemica mi spaventa in qualche modo sci-fi e devoluzionario: questa squisita attività per cui i nostri cervelli, bocche e laringe hanno passato milioni di anni a migliorare, ora guardiamo con orgoglio a corrodere. Immagina di recidere le gambe perché non abbiamo più bisogno di camminare per andare al lavoro. E ‘così che la Grecia post-Bronzo ha sentito come la sua gente ha dimenticato come leggere e scrivere?

Ma la misantropia crea dipendenza. A volte solo la conversazione, con le sue instabili connessioni instabili, accende la speranza frammentaria per l’umanità. Dovremmo salvare parlando con chi sembra ancora più infelice di noi alle feste? Fai domande alle quali cerchiamo veramente le risposte?

Un amico dice: la gente ne vale la pena per le loro storie. Che dobbiamo estrarre.

La curiosità morì prima, poi la conversazione massacrata: ironicamente non sorprende in un’epoca in cui così tanti dati sono così facilmente accessibili da indurre un sovraccarico di scelta universale. E il monologo in webcam rende i bambini milionari e le popstar vantano “I’m a brand, b *** h” e “Give my a ** some baci”, i fan degli allenamenti non trovano nulla di più affascinante di loro stessi.

Mi sono seduto di fronte a un tavolo da pranzo da un Instagrammer. Il silenzio totale sarebbe stato così imbarazzante che le ho fatto domande alle quali lei ha risposto con piacere senza chiedermi nulla. Era l’equivalente colloquiale di fredde sessioni erotiche collegiali in cui una parte fa tutto il lavoro. Questo presagisce l’apocalisse o sono io la persona ovviamente più noiosa del mondo?

Avrebbe fatto domande a qualcun altro? Qualcun altro, come in: qualcuno specifico, o qualcun altro, come in: tutte le persone tranne me?

Non sta chiedendo un affronto personale, tanto quanto sghignazzare “Mi annoi” o semplicemente un sintomo di non chiedere mai niente a nessuno?

Cinque anni fa ho notato un minor numero di domande. Poi, come malignità, questo frattalizzato di tanto in tanto a come sono le cose .

Ora, la conversazione ad alta voce sembra un’antichissima cosa che i nonni fanno. Invece, parliamo digitando, spesso sotto falsi nomi, raramente in tempo reale. Immagina di dire ciao, ad alta voce, a qualcuno che senza dubbio ha continuato a guidare o cucinare, poi cinque ore dopo ha cinguettato, come se fosse del tutto normale, Ciao .

Se wrens ed elefanti conversano istintivamente, dovremmo trovarlo senza sforzo a chiedere. Risposta. Ascolta. Rispondere. Ripetere. Eppure i nostri grandi cervelli problematizzano perversamente il dialogo, perché a differenza di altre specie sappiamo che ogni nostra parola e ogni tono trasmettono molteplici significati. “Bel cappotto” potrebbe essere un elogio, una sfida o un microaggress. L’interazione che ha fatto sentire i nostri antenati ci mette in pericolo.

Vale comunque la pena di risparmiare? Siamo noi?

Cosa sta facendo la morte della conversazione alle nostre menti? Cosa stiamo perdendo quando abbandoniamo ridendo ciao-come-stai-bene-grazie-come-sei-tu sul ciglio della strada? Stiamo perdendo empatia? Storia? Toccare? Stiamo diventando analfabeti interpersonali?

Non tutte le chiacchiere sono piccole.