I rischi di una coscienza diminuita

Abbiamo spesso commentato in questi brevi saggi sulla duplice natura della coscienza umana: in primo luogo, come i cinque sensi ci mantengono esternamente diretti, oggettivamente consapevoli e curiosi di tutti i fenomeni mondani. Ma poi la coscienza fornisce una seconda risposta: una gamma di pensieri e sentimenti diretti internamente che portano a contemplare il significato, o la mancanza di esso, riguardo all'oggetto o alla situazione percepita; mentre allo stesso tempo inducono uno ad avere sentimenti fortemente positivi o negativi sull'intera esperienza.

È l'unione di totalità psicologica tra questi due lati della propria coscienza che determina la natura della propria personalità e del proprio carattere – la propria individualità.

Tuttavia, quando si tratta di una tale unione, il tempo è essenziale. Questi processi mentali interiorizzati di riflessione richiedono tempo libero dall'esigenza di affrontare costantemente la grande varietà di questioni pragmatiche di ogni giorno – dal semplice "know-how" funzionale che la vita contemporanea richiede spesso solo per affrontare la giornata in un unico pezzo , per così dire. Troppa parte della propria coscienza è spesa per affrontare fattori esterni: problemi tecnici in un ambiente meccanizzato, mobilità costante, complicazioni logistiche, aumento degli interessi sociali e "divertimento" 24 ore su 24 (televisione sempre a portata di mano), e sempre a posto l'onnipresente iPhone o laptop.

Di conseguenza poco tempo – e oggigiorno poco bisogno – di essere soli: sempre un modo per sfuggire al mondo e 'quelle ancora, piccole voci' che silenziosamente chiacchierano. Sempre qualcosa sta andando a "prendere uno da se stessi".

Le parole di Sir Thomas Browne, scienziato e filosofo inglese del XVII secolo, sono particolarmente attuali al giorno d'oggi: "non perdere i vantaggi della solitudine" e "unirsi alla società di te stesso", perché questo è il modo in cui intuizione, immaginazione e sentimento servono a ci tengono più internamente diretti, spingendoci a riconoscere la nostra complessità psicologica e l'individualità unica.

Ci vuole tempo perché le facoltà dell'intuizione e dell'immaginazione valutino e trasmettano le intuizioni riguardanti gli incontri quotidiani con le persone e la vita. Tempo che va sotto diversi nomi: 'contemplazione', 'riflessione', 'riflettere', 'speculazione …' anche 'sogni diurni', che non solo forniscono significato agli incontri stessi, ma rivelano la tua natura essenziale a te stesso.

Così mi ritrovo a chiedermi come saremo come una specie, diciamo tra 50 anni. Perché già, specialmente per le nuove generazioni più giovani, quello che ho descritto come tempo contemplativo potrebbe essere in via di estinzione. Le facoltà umane non utilizzate tendono ad atrofizzarsi, e se il tipo di tecnologia che apre nuovi modi di fornire intrattenimento e di tenere un 'fuori' estende la propria presa, allora il lato interiore della coscienza che ho descritto può diventare sempre meno parte dell'esperienza umana.

Il poeta inglese Robert Browning – che ho letto molto quando ero un ragazzo – espresse i suoi pensieri in un poema antico, Paracelso (Parte I), come segue:

La verità è dentro di noi; non si alza
Dalle cose esteriori, qualunque cosa tu possa credere.

C'è un centro più profondo in tutti noi,
Dove la verità dimora nella pienezza.