Il potere della gioia

Le meraviglie della vita interiore.

Non ho idea di dove finirà il momento presente mentre lo sto vivendo. Sono a malapena consapevole che lo sto vivendo. Mangio il mio biscotto al latticello, due uova fritte a fuoco medio, tre fette di pancetta croccante e un blocco quadrato di patatine fritte che deve essere uscito da uno stampo sulla griglia, non avevo idea di dove sarebbero finiti più tardi, mentalmente . Sapevo perfettamente dove sarebbero finiti biologicamente – dopotutto sono un MD, e siamo addestrati a sapere dove va il cibo e cosa succede quando arriva lì – ma non avevo idea di dove andasse l’esperienza una volta è entrato nella mia mente ed è diventato il passato, è stato depositato nella mia memoria. “La memoria è metafora”, mi diceva il mio insegnante di inglese alle superiori, il signor Tremallo. All’età di 18 anni non l’ho capito, ma lo faccio ora, cinquant’anni dopo.

Per me, vedi, e sospetto per la maggior parte di noi, il presente accade troppo velocemente per significare molto o essere assaporato. Solo dopo che vivo il momento presente, mangio se vuoi, e prendilo nella mia mente dove la mia immaginazione può lavorare su di esso, solo allora assume la complessità e il dramma con cui verrà a galla. Una volta che viene seminato nell’immenso e magico terreno della mia vita interiore (questo non è speciale per me, ognuno ha un tale terreno), prende vita e attira la mia attenzione – o scompare per sempre come una buccia di banana.

Nella mia immaginazione, nel mio cervello vagabondo e riflessivo, la vita si accende nelle sue molteplici sfumature e colori e assume la sua storia d’amore, il suo significato, la sua ispirazione, la sua rapsodia. Il presente non è rapsodico. Solo quando viene richiamato diventa così – a volte solo pochi secondi dopo che è stato vissuto, a volte molti anni dopo. La vita presente è confusa ed episodica. Prosaico. Pedone. Solo quando la mente ci lavora, assume le qualità commisurate alla nostra capacità di meravigliarsi, per usare la frase di Nick Caraway.

Come noi alchimisti, ognuno di noi, trasformiamo le vite in cui viviamo! Raccogliamo ogni dettaglio vagante, ogni incontro casuale, con un cane, un fiore, un pezzo di carta che fluttua nel vento lungo la Fifth Avenue, e lo trasformiamo in qualcosa, beh, memorabile. La vita vista attraverso il prisma refrattario dell’immaginazione trasforma la luce dell’esperienza ordinaria negli arcobaleni gloriosi che portiamo tutti intorno.

“Dove siamo partiti ieri?”, Si chiedeva spesso il signor Tremallo all’inizio della lezione. In quella metafora che chiamiamo memoria ci immergiammo tutti, ognuno di noi con una visione diversa, un sentimento diverso, una storia diversa da raccontare, ma tutte queste storie sono molto migliori di quello che è successo “realmente”.