Little League: A Play di Jack Spagnola

Cosa porterà domani? Chiunque pensi di sapere dovrebbe sapere meglio.

Toro Comm

Fonte: Toro Comm

Cosa porterà domani? Chiunque pensi di sapere dovrebbe sapere meglio. Eppure quella domanda è probabilmente in cima alla lista di quelli che ci chiediamo per tutto il tempo che abbiamo la fortuna di avere.

Nell’East Village di New York, in una piovosa domenica pomeriggio, ho visto Little League, una selezione tra la collezione di opere teatrali che ha vinto una slot nel FRIGIDNewYork, Lower East Side Festival. Tutti i proventi tornano alla società partecipante. Sono cool per farlo, non proprio “frigido”. Mi sono seduto nel Kraine Theatre con dozzine di altri per guardare un gruppo dolcemente armonioso di quattro attori per sessanta minuti (One Act), mentre preparavano il palcoscenico per chiederci quali fossero le nostre meraviglie.

La messa in scena era di riserva ma non serviva più: una panchina senza schienale su un grande tappeto che rappresentava l’estate, i basamenti di baseball suburbani e la terra che le famiglie occupano per rallegrare i loro parenti durante le partite di campionato.

Il gioco si svolge lungo cinque scene vivaci, ciascuna una combinazione di due dei quattro personaggi, che sono due mamme da baseball e due adolescenti (una coppia di liceo, dentro e fuori). Alcune scene accadono durante le partite della piccola lega, alcune nelle tribune quando nessuno è in giro. Il dialogo si sposta tra due mamme, una mamma e l’adolescente, l’altra mamma e l’adolescente e due volte tra i due adolescenti. Dove meglio di un campo da baseball per parlare di quello che è veramente nella propria mente (forse diverso da un pub)?

Le scene sondano ma non troppo in profondità. Servono a dissotterrare ed evocare domande su: essere (e come essere) un genitore; l’amore adolescenziale e i suoi desideri e desinenze; morte (di un coniglio domestico); pentola (cannabis, non il tipo di cucina); e chi e cosa è buono o cattivo. Il tono è attento. Il dramma non è in grado di riflettere cinicamente, ma di aprirsi umanamente alla considerazione degli stimoli dei nostri cuori e dei limiti dell’essere umani.

Gli attori (Bartley Booz, Leslie Class, Barrie Kealoha e Kea Trevett) erano ben espressi nei loro ruoli, entusiasti della loro consegna, e hanno suonato bene insieme, come i musicisti di una buona band. Il loro ritmo e ritmo riflettono, senza dubbio, la preparazione che hanno fatto (oltre ai talenti forniti da Dio) e la cura di Noam Shapiro, il regista.

Spero che il signor Spagnola si basi su questa breve opera teatrale, dato che uno scrittore potrebbe trasformare un racconto in un romanzo. Ci sono così tante sfaccettature nelle nostre vite quotidiane che potrebbero servire come ulteriori aggiunte di testo e soggetto a quelle già impostate a parola in ciascuna delle sue rispettive scene.

Il gioco è saggio non cercare di rispondere alle proprie domande, il che permette di non andare troppo in profondità nell’esposizione per cercare di andare più a fondo nelle nostre menti e nei nostri cuori. Dopotutto, ci sono poche risposte vere ma infinite domande e possibilità che rimbalzano intorno ai nostri interni. Il gioco, infatti, finisce in suspense. Il che, naturalmente, rispecchia le nostre vite, in cui nulla è mai stato risolto o risolto, c’è solo il futuro da vivere.