Il genitore dell’elicottero è un buon genitore

Il dono del fallimento

Nella sua monografia del 1981, The Drama of the Gifted Child, la psicanalista svizzera Alice Miller descrive tre archetipi parentali: la buona madre, la cattiva madre e la madre abbastanza buona. La buona madre è ipervigilante, iperprotettiva e auto-imponente. La cattiva madre è negligente ed emotivamente non disponibile. La madre abbastanza buona equilibra l’attenzione vigile e incoraggia l’esplorazione di sé. La buona madre di Miller prefigurava quello che oggi chiamiamo genitore di elicottero, che mostra un’ipervigilanza invasiva che alla fine è debilitante sia per il bambino che per il genitore.

The Stranger Danger Ethic

Nel suo libro Come allevare un adulto, l’educatrice Juliette Lythcott-Haims suggerisce una serie di sequestri di bambini e omicidi avvenuti verso la fine degli anni ’70 per promuovere l’etica di Stranger Danger. Questo nuovo imperativo sociale allontanò genitori e badanti da una cultura di cautela, quella che riecheggiava il genitore buono di Miller, verso una cultura dominata dalla paura. Quella paura è stata, in parte, la genesi del genitore dell’elicottero e ha amplificato diverse influenze culturali che alimentano e alimentano l’attuale dinamica di sovra-genitorialità.

Il movimento dell’autostima

Il movimento di autostima, in cui ogni bambino è una stella solo perché qualcuno gli dice che è così, è una tale influenza culturale. In passato, eri una star perché hai dimostrato abilità atletiche o accademiche (o entrambe) o in qualche modo un vantaggio o influenza nella comunità. Il movimento di autostima scaturì dagli sforzi ben intenzionati dei genitori, in gran parte in risposta a un concetto trasmesso da Nathaniel Branden, che sosteneva che l’autostima era qualcosa che poteva essere conferito. Inserisci l’idea di una presenza gratificante al posto delle prodezze, e improvvisamente tutti ricevono un trofeo solo per mostrarsi.

In realtà, l’autostima non può essere conferita. Si sviluppa attraverso l’assunzione di rischi e lo sviluppo delle competenze. L’ipervigilanza associata alla genitorialità dell’elicottero, o alla buona madre di Miller (leggi: genitore buono), interferisce con questo naturale processo di socializzazione. Ai bambini non è permesso fallire, e questo è un problema, perché letteralmente non li prepara per il mondo reale. È, infatti, la dinamica di fondo che spinge tanti millennial a fallire a scuola, nella forza lavoro e nella vita in generale, e così tanti professionisti della salute mentale devono confrontarsi con una popolazione di giovani adulti pieni di ansia e auto- dubbio.

Il dono del fallimento

L’autostima che porta a un senso di valore personale e di autostima si basa sul fallimento, non sul successo percepito. C’è una saggezza indù che insegna che non si può cadere in un campo fangoso e aspettarsi di stare in piedi sul pavimento del Taj Mahal. Piuttosto, se cadi in un campo fangoso, devi alzarti e continuare il tuo viaggio verso il palazzo. Quel palazzo è un luogo di saggezza, costruito sull’esperienza di essere caduto, alzato e continuato.

Senza una qualche parvenza di quella sensibilità, non c’è alcun filtro per l’esperienza del fallimento nel mondo reale quando il buffer del genitore buono non è più in posizione. C’è invece una sorta di impotenza appresa emersa dall’esperienza dei genitori di elicotteri iperprotettivi e si manifesta nell’incapacità di comprendere e accettare il fallimento. Permettere ai bambini di fallire e imparare dai loro errori li aiuta a sviluppare le competenze di cui hanno bisogno per avere successo, piuttosto che insegnare loro sono un successo solo per mostrarsi.

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